Manuela Vinai è un’antropologa e assegnista di ricerca post-dottorato presso l’Università di Torino (Italia). Dopo aver conseguito la laurea in Sociologia nel 2001, ha lavorato come ricercatrice sociale indipendente per circa quindici anni (2003-2019). Durante questo periodo, ha osservato i cambiamenti socio-economici nel territorio biellese, in particolare il processo di impoverimento locale, nell’ambito del progetto “Osservabiella”. Trasferitasi a Torino nel 2016, la necessità di comprendere meglio questi mutamenti sociali l’ha portata a iscriversi al master in Changement politique, pouvoir, productions culturelles presso l’Università di Nizza e a laurearsi in Etnologia nel 2019. Successivamente ha intrapreso il dottorato di ricerca in Antropologia presso l’Università di Torino, in cotutela con l’Università di Aix-Marseille (Francia), per esplorare a fondo, tramite un approccio etnografico, le dinamiche sociali di questo distretto tessile e la sua sfida contro il processo di deindustrializzazione. Nel suo attuale progetto post-dottorato, Vinai confronta l’evoluzione del Biellese con altri due distretti tessili del nord Italia.

Project Statement

Quali trasformazioni attraversa un territorio quando il tasso di disoccupazione passa dal 3% al 9% in soli cinque anni? E quando il numero di lavoratori in un settore centrale per l’economia locale cala di due terzi in quindici anni? Sebbene esistano dati sulle rivolte operaie, ciò che è emerso nel Biellese è stato uno scivolamento progressivo verso una sorta di depressione collettiva. Le élite locali, sia imprenditoriali che politiche, hanno inizialmente risposto a questa crisi proponendo di puntare sull’eccellenza della filiera. In questa aspirazione al prestigio si rifletteva anche la volontà di mantenere un’identità fondata sulla prosperità acquisita, unico elemento ancora condiviso in un territorio in cui il senso di solidarietà operaia e le rivendicazioni sindacali si erano indeboliti già a partire dagli anni Ottanta e Novanta. In seguito, le crisi del 2009 e del 2013 hanno ulteriormente aggravato il senso di rassegnazione, in un’area con uno degli indici di vecchiaia più elevati d’Italia, dove a soffrire maggiormente sono le giovani generazioni. Cresciute in un paesaggio di fabbriche abbandonate e risentimento, queste hanno infatti visto progressivamente svanire il tenore di vita che i loro genitori consideravano garantito. La mia ricerca offre un’analisi antropologica di questi cambiamenti sociali in un distretto tessile del Nord Italia.